Web e social media: numeri in crescita e nuovi comportamenti di ricerca

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Come tutti gli anni, è uscito un documento importantissimo per chiunque lavori sul web o lo utilizzi per migliorare il proprio business. Stiamo parlando del Global Digital Report di We Are Social, pubblicato come sempre in partnership con Hootsuite.

Si tratta di un report che prende in considerazione numerose statistiche relative alla presenza e ai comportamenti online della popolazione mondiale. Nelle prossime righe, puoi trovare un approfondimento con alcuni consigli, speriamo utili, per progettare contenuti online efficaci per il tuo business.

Social media: cresce l’adoption e il tempo speso sulle piattaforme

Un dato indubbiamente interessante – sul quale ci siamo già soffermati qualche mese fa in un altro post del blog di You&Web – riguarda l’adoption, ossia l’inizio di un utilizzo concreto delle varie piattaforme social da parte di realtà business e di utenti consumer.

Numeri alla mano, gli utenti sui social sono cresciuti del 13% nel corso dell’ultimo anno. Ad aumentare è stato anche il tempo speso sulle piattaforme, che si assesta attorno alle 24 ore circa a settimana.

Fermarsi un attimo su questo dato è cruciale. L’aumento appena ricordato si collega direttamente al fatto che, ormai, il mobile è da considerare come il first screen. In media, gli utenti dei dispositivi Android trascorrono 4 ore al giorno davanti allo schermo del proprio device, dato che mette in primo piano il superamento della tv tradizionale che, soprattutto durante la fase più dura delle restrizioni, ha visto un vero e proprio boom delle ore visualizzate.

Questo deve far riflettere chi ha un business online; in virtù dell’oggettiva miniera d’oro che è l’aumento dello screen time, se si ha intenzione di far decollare la presenza online della propria attività rendendola una leva utile all’aumento del fatturato è necessario mirare a fornire valore piuttosto che alla ricondivisione dei contenuti.

I nuovi comportamenti di ricerca

Il report di We Are Social e Hootsuite si focalizza anche sui comportamenti di ricerca. L’aspetto che salta subito all’occhio riguarda il fatto che gli utenti interrogano i motori soprattutto per cercare informazioni. Dati alla mano, due persone su tre mettono in primo piano questa motivazione nel momento in cui si sentono chiedere il perché del loro utilizzo di internet.

La cosa non deve sorprendere visto che, nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, i contenuti informativi hanno rappresentato una delle finestre principali su un mondo che stava cambiando come mai prima.

Entrando nel vivo di questi dati, non si può non fare riferimento alla percentuale non certo indifferente – siamo attorno al 45% circa – di utenti che ricorrono all’interfaccia vocale per le proprie ricerche.

La situazione appena citata coinvolge per forza di cose chi ha un business online. Nelle situazioni in cui si ha un’importante produzione di contenuti  testuali, non si può più prescindere dalla loro ottimizzazione per la ricerca vocale.

Questo processo comprende vari step, tra i quali è possibile citare l’utilizzo di parole chiave più lunghe e conversazionali ma anche, come specificato da Semrush, l’inclusione di una pagina FAQ relativa ai propri prodotti o servizi.

La sua presenza rappresenta un prerequisito essenziale per il posizionamento nella ricerca vocale. La pagina FAQ, infatti, rappresenta per il motore di ricerca un terreno fertile per l’estrazione di informazioni che, a seguito della ricerca tramite interfaccia vocale, vengono restituiti nei rich snippet di Google.

L’importanza di fornire valore continuo piuttosto che mirare alla viralità va ricordata anche in virtù di un altro dato: l’aumento della social search – ricerca di informazioni anche sui brand tramite i motori interni delle piattaforme social – tendenza sottolineata nel report e sempre più diffusa nella generazione Z, ossia i nati tra il 1996 e il 2010.

I numeri di Facebook (e le novità all’orizzonte)

Sempre in merito ai dati relativi all’utilizzo del social, un punto sul quale vale la pena soffermarsi riguarda il fatto che il 98% degli utenti i cui comportamenti sono stati monitorati per questo report è attivo su più di una piattaforma.

Nel caso specifico di TikTok, l’84% degli utenti di età compresa tra i 16 e i 64 anni usa attivamente pure Facebook. Questi numeri dimostrano chiaramente che il social principale di Mark Zuckerberg – pur essendo stato interessato da cambiamenti rilevanti riguardanti soprattutto il comportamento degli iscritti, che condividono sempre meno contenuti – merita ancora attenzione nell’ambito delle strategie social finalizzate a intercettare la  già citata generazione Z.

Uscendo un attimo dal focus sul report di We Are Social e Hootsuite e rimanendo in ambito Facebook, non si può non fare riferimento all’indiscrezione, pubblicata da Social Media Today, relativa all’intenzione, da parte dei vertici di Menlo Park, di sviluppare un clone di Clubhouse, piattaforma sulla quale ci soffermeremo nei prossimi articoli del blog.

La cosa non sorprende affatto – il caso delle Stories, arrivate dopo il tentativo di acquisizione di Snapchat, insegna – e non resta che attendere per vedere sia quando questo proposito si concretizzerà, sia le reazioni degli organismi di regolamentazione.